Alessandria: città tra i due fiumi. Eppure da tempo il rapporto tra centro urbano e corso d’acqua appare compromesso.
Mentre nei secoli scorsi la frequentazione di quelle acque era consueta, oggi Tanaro e Bormida sono perlopiù concepiti come ostacoli o minacce: se ne fa quindi cenno discutendo del ponte di recente costruzione, o in occasione delle sovrabbondanti precipitazioni che periodicamente interessano la zona.
La messa in sicurezza delle sponde del Tanaro dopo il novembre 1994, realizzata mediante la costruzione di una lunga muraglia di cemento, ha accentuato la distanza tra la città e le sue acque: distacco non solo fisico, ma ormai radicato nell’immaginario alessandrino.
Contemporaneamente nel resto d’Europa le città lambite da mare, da fiumi o da laghi hanno scelto di riscoprire e rivitalizzare i waterfront, zone urbane a diretto contatto con l’acqua, che possono rivestire diverse funzioni. Tale rivalutazione ha cambiato la filosofia con cui molte amministrazioni si ponevano nei confronti dell’acqua, non più soltanto concepita come una sorta di pericolo da cui difendersi, ma ancora una risorsa: una grande ricchezza da rispettare e da sfruttare nei modi dovuti.
Gli esempi sono molti: dai “Quai” parigini, con le loro caratteristiche bancarelle sempre affollate, al lungo Sprea a Berlino, dove addirittura sono state create spiagge artificiali e piscine ospitate sulla superficie dell’acqua e fruibili da tutti i cittadini; dai Docks londinesi, in cui antichi complessi industriali affacciati sul Tamigi hanno goduto di nuova vita, al lungo Rodano di Lione, dove sono state progettate passeggiate con giochi d’acqua e splendidi giardini. Ma anche città di dimensioni minori stanno puntando, da tempo, sul recupero degli affacci sulle acque, come Lubiana, dove l’amministrazione ha avviato un programma di riqualificazione urbana che sta trasformando le rive del fiume Ljubljanica.
Anche vicino a noi gli esempi non mancano. È il caso dei famosi Murazzi di Torino, il lungo Po cittadino in cui, all’interno delle arcate in mattoni – un tempo ricovero delle barche – sono stati ricavati locali di svago notturno, frequentati durante tutte le sere della settimana; ancora, il porto antico di Genova ha goduto di nuova vita con la riqualificazione iniziata con l’Expò nel 1992.
Allora perché non seguire queste politiche e cercare di intervenire sulle sponde dei nostri fiumi, restituendo finalmente questo luogo agli alessandrini?
Ma come è possibile riconquistare lo stretto rapporto che un tempo esisteva tra la città ed i suoi corsi d’acqua e riassegnare un ruolo attivo a questi luoghi?
Crediamo che proprio prendendo spunto dagli esempi sopracitati si possono iniziare ad immaginare interventi che riqualifichino il lungo Tanaro.
Come sostiene Rino Bruttomesso, Direttore dell’Associazione Centro Internazionale Città d’Acqua, «bisogna fare in modo che queste zone (i waterfront) diventino effettivamente luoghi pubblici, quindi raggiungibili; bisogna anche fare in modo che in queste aree ci sia un giusto mix di funzioni: quindi commercio, ma anche altre attività. Il waterfront deve rappresentare un addensarsi di funzioni produttive, relazionali, culturali, ludiche, abitative; non si tratta di un’area chiusa e protetta, ma di un’interfaccia osmotica, di un perimetro permeabile» (Bruttomesso, 1991).
Con il Programma Integrato di Sviluppo Urbano P.I.S.U., il lungo Tanaro nel tratto più adiacente al centro urbano verrà interessato da opere di riqualificazione, con l’obiettivo di creare una continuità tra spazio costruito e lungo fiume. A tal proposito verrà realizzato un recupero ambientale del Parco di Lungotanaro Solferino, comprensivo della riqualificazione dei percorsi pedonali e di spazi atti ad ospitare attività temporanee. Ancora una volta, però, non è stato previsto un intervento strutturale delle sponde che possa permettere ai cittadini di colmare la distanza fisica e mentale verso il fiume Tanaro e dove poter sviluppare un percorso ciclo-pedonale: se la parte alta del lungofiume è coinvolta in un processo di recupero, la fascia a diretto contatto con le acque verrà nuovamente dimenticata.
Perché quindi non creare una passeggiata a ridosso del fiume, in cui l’elemento naturale acquatico faccia da valore aggiunto? Perché non ricavare lungo l’affaccio sul fiume una serie di locali di svago e postazioni in cui svolgere le più diversificate attività, che possano dare nuova vita ad uno spazio oggi privo di ogni connotazione?
Agli interventi programmati ci auspichiamo ne seguano altri, che conferiscano alle sponde fluviali anche più esterne al centro urbano funzioni ben definite, utili a riscoprire le nostre campagne anche come luogo di svago e di attività sportiva o ludica.
Il patrimonio naturale delle nostre terre, per secoli sfruttato ai fini agricoli e commerciali, può altresì essere la risorsa da cui ripartire per un consolidamento del tessuto sociale urbano attraverso la condivisione di un prezioso bene comune.
Luca Zanon
Irene Cerruti
Immagini:
Quai parigini:
Spree Berlin:
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http://www.konbini.com/en/files/2014/11/25.CT52RE.jpg
Les Berges du Rhone, Lyon:
http://www.landezine.com/index.php/2011/06/rhone-river-banks-by-in-situ-architectes-paysagistes/
http://www.landezine.com/wp-content/uploads/2011/06/02-Insitu-Berges-du-Rhone.jpg
http://numelyo.bm-lyon.fr/f_eserv/BML:BML_01ICO001014d6770e209930/preview_Source0.jpg
http://s3.amazonaws.com/europaconcorsi/project_images/4292493/InSitu_Berges-du-Rhine2_large.jpg
Lubiana (o Ljubljanica…):
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http://www.aliceinwonderlands.com/Europe/slovenia/ljubimages/aap1100204-600.jpg
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