Piazza Gobetti: siamo sicuri che il suo futuro sia un parcheggio multipiano?
Con la prossima chiusura del cantiere del ponte Meier, si sta iniziando a ragionare su un possibile riutilizzo di Piazza Gobetti.
Storicamente la piazza costituiva l’accesso alla città dalla direttrice Asti-Torino. Nei primi anni del Novecento furono diverse le proposte di razionalizzazione degli isolati in prossimità del ponte, isolati che ricalcavano la conformazione viaria del tessuto medioevale.
Tra queste ricordiamo il concorso nazionale “Possibilia” del 1937, nel quale si auspicò la regolarizzazione urbanistica attorno all’attuale via Dossena con lo sventramento di diversi caseggiati e la realizzazione di una nuova piazza ellittica, in modo da costituire un ingresso aulico e privilegiato alla città (Cfr. ASAl ASCAl., serie IV, n. 3081). Oppure il progetto di massima per il nuovo Piano Regolatore del 1938, redatto dall’architetto Armando Melis in collaborazione con gli ingegneri Rigotti e Rondelli, nel quale fu proposto il parziale allineamento di alcuni isolati di Borgo Rovereto e la creazione di una nuova via di collegamento tra Piazza Santo Stefano e la allora Piazza Biffi (Piazza Gobetti) (Cfr. ASAl ASCAl., serie IV, n. 3084).
L’unica soluzione che realmente si perseguì, nel Dopoguerra, fu quella di tagliare gli isolati che chiudevano la visuale tra piazza Santo Stefano e il fiume, con la creazione dell’attuale via Dossena.
Tornando ai giorni nostri, il programma di riqualificazione urbana denominato PISU ha previsto tutta una serie di interventi su alcune vie e edifici di Borgo Rovereto, oltre alla costruzione del nuovo ponte Meier e all’intervento sull’arredo urbano di via Dossena.
In quest’ottica la volontà dell’Amministrazione sarebbe quella di destinare piazza Gobetti a parcheggio multipiano, vista la carenza sistematica di posti auto in prossimità del centro storico (tutta la zona di Borgo Rovereto è sottoposta a rigidi vincoli da parte del Piano Regolatore e classificata come area soggetta ad inondazione per piena catastrofica, per cui non si può più costruire al di sotto della quota stradale).
Siamo proprio sicuri che questa soluzione possa realmente riqualificare questa porzione di città? Perché non immaginare, invece, un ribaltamento del punto di vista?
Perché non pensare a un intervento generale sulla piazza e, soprattutto, sugli edifici di edilizia popolare dell’ATC che la cingono?
Da una parte si potrebbe realizzare il parcheggio sul sedime libero dell’ex Provveditorato (la carenza di posti auto nella zona è innegabile, e quest’ultimo si configurerebbe come un parcheggio a corona ideale per lasciare l’automobile e proseguire a piedi verso il centro storico); dall’altra si potrebbe intervenire drasticamente sulle abitazioni ATC, anche attraverso operazioni di abbattimento e ricostruzione sullo stesso sedime, ricreando una cortina edilizia chiusa che coroni la piazza, riqualificando contemporaneamente le stesse abitazioni che oggi versano in condizioni di degrado e aumentando il numero di alloggi destinati a edilizia convenzionata. Piazza Gobetti, in questo modo, tornerebbe ad essere pedonale, si potrebbe configurare come nuova porta di accesso alla città e si potrebbe pensare ad un nuovo arredo urbano che possa connotare questo spazio.
La costruzione di una struttura in elevato sul sedime della piazza non farebbe altro che invalidare la funzione stessa dell’invaso come potenziale luogo di aggregazione sociale (soprattutto una struttura destinata a parcheggio), e annullerebbe, al contempo, il flusso pedonale che potrebbe svilupparsi tra la Cittadella, la passerella pedonale del ponte Meier e via Dossena/Piazza Santo Stefano.
Anche in questo caso sono diversi gli esempi, in giro per l’Europa, di riqualificazione delle “porte di accesso” alle città in prossimità dei fiumi. Nella cittadina di Ripoll, in Spagna, l’amministrazione municipale è intervenuta riqualificando l’accesso diretto tra il ponte sul fiume e il centro urbano realizzando un vero e proprio portale a scala gigante che ospita, al suo interno, un teatro. Un intervento pienamente riuscito e che ha meritato la menzione speciale dell’”European Prize for Urban Public Space”.
Sono numerosi gli esempi di piazze storiche in affaccio sugli specchi d’acqua che costituiscono delle vere e proprie scenografie urbane che valorizzano l’insieme del costruito, come piazza Unità d’Italia a Trieste, Piazza Vittorio Veneto a Torino o Praça do Comércio a Lisbona.
Un elemento che potrebbe ostacolare la proposta su Piazza Gobetti descritta in precedenza è la differenza di quota che si è venuta a creare tra il piano stradale di raccordo al ponte e la piazza stessa, ma questo potrebbe anche costituire un punto di forza nella progettazione dello spazio pedonale, inserendo magari un elemento di arredo urbano, nella parte interessata dal dislivello, che possa dar forza alla funzione pubblica dell’insieme.
Insomma, anche in questo caso la riqualificazione urbanistica delle città non può avvenire attraverso l’intervento su piccole porzioni e non può esulare da uno studio complessivo dell’insieme urbano.
Luca Zanon