Agli inizi di dicembre, nello storico edificio ottocentesco di Porta Susa a Torino, stazione ferroviaria ora dismessa, ha aperto i battenti il “Mercato Metropolitano”, uno spazio in cui è possibile acquistare e assaggiare il meglio della gastronomia di qualità, su esempio dei grandi market dei centri delle principali città europee. Si tratta di un’area di 2.500 mq., con 600 posti a sedere e 15 botteghe. Grazie al recupero di un’altra area dell’ex stazione, prossimamente il “Mercato Metropolitano” si allargherà del doppio.
Nel corso dell’Ottocento sono stati proposti modelli di riorganizzazione dei mercati che passavano attraverso la costruzione di edifici coperti che guardavano a diversi esempi stranieri, dove veniva proposto il progetto sociale e non solo architettonico di un mercato “moderno”, cioè sottoposto alle regole di igiene e contenuto entro spazi definiti.
“Il mercato coperto è visto come uno strumento capace di rendere la città più sana e al tempo stesso di aprire alle logiche dello scambio liberale un settore dell’economia urbana in cui le pratiche informali appaiono ancora molto diffuse” (Filippo De Pieri).
La costruzione dei mercati coperti introduce simboli di modernità in un sistema di distribuzione e di scambio le cui logiche non vengono sostanzialmente mutate.
Anche Alessandria aveva il suo mercato coperto in via San Lorenzo, dove fino alla fine degli anni ’80 avveniva la vendita di prodotti alimentari ed era un luogo decisamente frequentato dagli alessandrini. Molti di loro ricordano ancora il passaggio che univa lo stesso mercato con il centro commerciale “Upim” e di conseguenza con Corso Roma, creando un collegamento fisico tra due poli commerciali di diversa natura, il primo improntato alla vendita di prodotti alimentari e l’altro di abbigliamento, uno più popolare e l’altro più elitario.
A seguito della ristrutturazione subita attorno alla metà degli anni ’90, la nuova costruzione ha perso quell’identità che la connotava: non più mercato coperto nella sua accezione ma un vero e proprio centro commerciale, in una zona caratterizzata da attività quasi esclusivamente alimentari.
Il centro storico alessandrino, inteso come fulcro naturale del commercio, ha ancora bisogno di uno spazio che sia riconoscibile visivamente e socialmente come luogo di promozione, vendita e consumo dei prodotti del territorio.
Recentemente l’intenzione di alcuni soggetti privati di trasformare l’ex mercato ortofrutticolo nel quartiere Orti in struttura che possa ospitare alcune attività commerciali legate ai prodotti del territorio va nella stessa direzione: concentrare in unico luogo un’offerta commerciale alimentare.
Tuttavia eseguire la stessa operazione nel centro storico avrebbe un significato differente, perchè di riflesso donerebbe nuova linfa ai piccoli esercizi cittadini oggi in crisi.
La presenza di tante attività, anche concorrenti fra loro, porterebbe stimoli al miglioramento qualitativo dell’offerta, incentivando la creatività e la fantasia degli operatori, che potrebbero anche trovare forme di collaborazione per contrastare la grande distribuzione e per gestire con maggiore economia alcuni servizi comuni.
Inoltre non si parla solo di uno spazio di mero commercio ma anche di aggregazione, seguendo l’esempio del mercato di San Miguel a Madrid e della Boqueria a Barcellona. In Spagna, infatti, negli ultimi anni, si è puntato molto sulla riqualificazione di questi luoghi del commercio, frequentati di giorno per acquistare frutta, verdura, pesce di qualità e per uno spuntino all’ora di pranzo, ma anche di sera per un aperitivo o una cena in compagnia, come nel caso del mercato madrileno, aperto tutti i giorni fino a mezzanotte. Strutture ottocentesche in ferro e vetro dove si possono trovare prodotti alimentari da ogni parte del mondo e dove, soprattutto, si può consumare. Addirittura in alcuni ci sono dei piccoli supermercati, che riescono a contrastare l’egemonia dei grandi centri commerciali periferici.
Un altro punto fondamentale e potenzialmente interessante può essere la collaborazione con gli agricoltori del territorio per l’esposizione dei prodotti tipici della nostra Provincia.
In un luogo fisico possono trovare spazio le attività portate avanti da anni da Coldiretti, che attraverso l’iniziativa “Campagna amica” espone e vende i prodotti delle Terre Alessandrine, favorendo la filosofia del “kilometro zero”, ma può essere anche uno spazio in cui fare dell’educazione alimentare attraverso laboratori didattici.
Alcuni esempi positivi, oltre al già citato Mercato Metropoliano di Torino, sono già stati realizzati in Italia con notevole successo: fra tutti ricordiamo il Mercato di Mezzo a Bologna, il Mercato del Suffragio a Milano e il Mercato di San Lorenzo a Firenze.
La proposta potrebbe essere quella di individuare uno spazio nel centro cittadino oggi scarsamente connotato e, sul suo sedime, progettare un contenitore sull’esempio dei mercati coperti ottocenteschi.
Piazza Garibaldi potrebbe fare a questo caso: alcun anni fa era stata indetta una gara per la progettazione di un parcheggio interrato sul suo sedime, ma la proposta vincitrice non aveva preso in considerazione la riqualificazione della superficie della piazza. Una struttura mercatale posta al centro del suo invaso potrebbe dare un senso alla piazza valorizzandola, a maggior ragione in vista di un’ipotesi di riorganizzazione dell’attuale mercato.
Un progetto ambizioso, dal valore fortemente sociale prima ancora che architettonico, che eleverebbe Alessandria la pari delle moderne città europee.
Luca Zanon – Irene Cerruti
Immagini:
Vecchio mercato coperto di Alessandria:
Nuovo “mercato coperto” di Alessandria:
Mercato di San Miguel a Madrid:
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Mercato della Boqueria a Barcellona
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Mercato Metropolitano di Torino:
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Mercato del Suffragio a Milano:
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Mercato di San Lorenzo a Firenze:
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